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Karajan, Don Carlos, great and cut

 

Paolo Gallarati, Salzburg, 25 March 1986

 

The other day, when Karajan came out to the proscenium after he had conducted Verdi's Don Carlos at the inauguration performance of the 20th Easter Festival, the public of the "Grosses Festspielhaus" rose to their feet to pay homage to him who created this show, and for twenty years had been bearing full responsibility, both artistic and organizational, overcoming difficulties with admirable perseverance and truly "industrial" ability. This last virtue will always stay at the portrait of this protagonist of the contemporary music world.

 

The lamps of the television had scarcely gone out (for the first time they broadcasted a Festival performance indirectly), when I left the great Salzburg theater, reflecting on what I just saw and heard with a mixed feeling of admiration and disappointment. It was a great musical execution: Karajan of Don Carlos truly understands everything; a great historic fresco, as well as individual dramas, were deepened to full-relief by the magic of an incomparable orchestra.

 

The Spain we see has colors of El Greco and Velasquez. A veil of pallor lies over everything, in contrast with those who stand in the spotlight that pierces the dark world of moral desolation. Throughout the performance the orchestra is such an inexhaustible mine of sonority and unexpected colors that many places seem absolutely new: power of the sound and delicacy of soloists' passages, ardor of singing and insistent rhythmic passion that Karajan imparts to the score bar after bar, knowing no distraction.

 

The disappointment was caused by utterly incomprehensible cuts imposed by conductor on this opera, analyzed and compressed as it is in every aspect. The second strophes of the "canzone del velo" and of Elisabetta's leave from countess d'Aremberg are cut out; the central part of Elisabetta's and Don Carlos' first duet (wonderful passage "Oh! Prodigio", where the Infant's death assumes colors of a swoon described by Baudelaire) is cut out. Elisabetta's aria from the last act is halved: the long passage where the queen thinks about death is cut out; the next duet with Don Carlos is halved: the decisive political part ("Vago sogno m'arrise") and praise of heroism sung by Elisabetta are cut out. Finally, the consistency of personages is misunderstood: the poor queen's drama is reduced to that of a defenseless girl, while she has strength and capacity for moral reaction.

 

For this role Karajan invited the very young Fiamma Izzo d'Amico, who, although frightened at the importance of the place, has shown her vocal gifts in an interpretation that one may justly call promising.

 

Beside her, with quite a different experience, Jos Carreras played the role of Don Carlos, imparting to him anxiety on the verge of neurosis, which is characteristic for this opera protagonist, and which Karajan explores with his orchestra to the smallest detail.

 

Piero Cappuccilli was also in good form. His interpretation of marquis di Posa was generous and gentlemanlike, while the young bass Furlanetto, invited to substitute for Jos Van Dam, played the part of Filippo II with vocal and dramatic insight. In the long duet with the Inquisitor perfectly harmonized by Karajan (the absurd fatalism expressed with livid orchestral timbres is one of the greatest moments of this performance) stood up to the impressive presence of the bass Matti Salminen, massive both in voice and figure.

 

Agnes Baltsa who sang Eboli received much applause; her interpretation was generous but a bit rigid and outward.

 

The direction of the show that Karajan had been doing for 10 years is now reduced to the minimum; last year the conductor resigned these now too onerous duties to others, and committed "Don Giovanni" to the direction of Michael Hampe and scenic design of Mauro Pagano.

 

On the other hand, even Gunther Schneider-Siemssen, who had been the permanent set designer of the Easter Festival for twenty years, reached the height of his childlike illustrative realism. We remember his splendid presentation of the three choirs engaged in the performance: the Sofia Opera, Vienna Opera and Salzburg Concert Choirs, which, together with the Berliner Philarmoniker, have contributed to the great success of the show.

 

English translation Maria Kozlova

 

Italian original:

 

KARAJAN, DON CARLOS GRANDE E TAGLIATO
Paolo Gallarati, Salisburgo 25 marzo 1986

Quando Karajan l'altra sera uscito al proscenio, dopo aver diretto il
Don Carlos di Verdi nella rappresentazione inaugurale  del 20 Festival
di Pasqua , tutto il pubblico del "Grossess Festspielhaus" si alzato
in piedi per rendere il dovuto omaggio a chi ha inventato questa
manifestazione e   per vent'anni se ne assunto la piena
responsabilit  artistica ed organizzativa, vincendo mille difficolt
con ammirevole tenacia  ed abilit veramente "industriale" : una dote,
quest'ultima, che non va dimenticata nel ritratto di questo
protagonista del mondo musicale contemporaneo.

Non si erano ancora spenti i riflettori della televisione, che per la
prima volta avevano trasmesso indiretta  uno spettacolo del festival,
che gi uscivo dal grande teatro salisburghese  ripensando a quel che
avevo visto  e sentito in un misto di ammirazione e di disappunto.
Grande l'esecuzione musicale: Karajan del Don Carlos  capisce veramente
tutto, il poderoso affresco storico, cos come il dramma dei singoli,
approfondito a tutto tondo con la magia di un'orchestra impareggiabile.

La Spagna che ne vien fuori ha i colori di un  Greco e di Velasquez.
C' come un velo di pallore che si diffonde su tutto, in contrasto con
le staffilate di una luce tagliente che attraversa quel mondo oscuro di
desolazione morale. Lungo tutta l'esecuzione  l'orchestra una miniera
inesauribile di sonorit e di colori inattesi tanto che molte pagine
sembra di ascoltarle pe la prima volta: la potenza del suono e  la
delicatezza dei passaggi solistici, la tensione del canto e
l'incalzante focosit ritmica che Karajan imprime alla partitura,
rinnovano di battuta in battuta un ascolto che non conosce un attimo di
distrazione.

Il disappunto nasce invece dai tagli, veramente incomprensibili, con
cui il direttore infierisce su quest'opera, peraltro cos onorevolmente
analizzata e compresa in ogni suo aspetto. Tolta la seconda strofa
della "canzone del velo" e del congedo di Elisabetta dalla contessa
d'Aremberg; tolta la sezione centrale del primo duetto tra Elisabetta e
Don Carlos (il formidabile passo "Oh! Prodigio" in cui l'more
dell'Infante che sviene assume coloriti di un deliquio scritto da
Baudelaire). Dimezzata l'aria di Elisabetta nell'ultimo atto con
l'eliminazione del lungo passo in cui  la regina pensa alla morte ("Tra
voi vaghi giardini") e dimezzato il  duetto seguente con Don Carlos
attraverso il taglio della decisiva sezione politica ("Vago sogno
m'arrise") e della lode dell'eroismo cantata da Elisabetta : alla fine
la consistenza dei personaggi ne scapita non poco e soprattutto
l'infelice regina vede ridottto il proprio dramma a quello di una
ragazzina inerme mentre  possiede forza e capacit di reazione morale.
Ad interpretare questo personaggio , Karajan ha chiamato la
giovanissima Fiamma Izzzo d'Amico che, un po' intimorita
dall'importanza del luogo, ha tuttavia fatto valere le proprie doti
vocali in un'interpretazione che non si esita a definire molto promettente.

Accanto a lei, con ben altra esperienza, Jos Carreras ha sostenuto il
personaggio di Don Carlo, conferendogli quella inquietudine, al limiti
della nevrosi, che caratterizza il protagonista dell'opera e che
Karajan esplora con la sua orchestra in ogni minimo risvolto.

In gran forma apparso pure Piero Cappuccilli, che ha dato
un'interpretazione generosa e signorilmente controllata del marchese Di
Posa, mentre al giovane basso Furlanetto, chiamato a sostituire Jos
Van Dam , toccata la parte di Filippo II, resa con penetrazione di
cantante e di attore. Nel grande duetto con l'Inquisitore che Karajan
ha concertato in maniera superba (l'ottuso fatalismo  che si esprime
dai lividi timbri orchestrali tra i grandi momenti di questa
esecuzione) Furlanetto ha tenuto testa con piena autorit alla poderosa
presenza del basso Matti Salminen, massiccio per voce e per figura.

Molto appaludita, Agnes Baltsa ha cantato nella parte di Eboli, in una
interpretazione generosa ma un po' rigida ed esteriore. La regia dello
spettacolo, gi curata dallo stesso Karajan una decina di anni fa,
ormai ridotta ai minimi termini , tanto che, con sollievo si apprende
che l'anno prossimo il direttore rinuncer a questo impegno ormai
troppo gravoso , per affidare il "Don Giovanni" alla regia di Michael
Hampe e alle scene di Mauro Pagano.

D'altra parte, anche Gunther Schneider-Siemssen, che in vent'anni
stato lo scenografo fisso del Festival di Pasqua, con questo Don Carlos
ha toccato il limite del suo realismo puerilmente illustrativo. Da
ultimo ricorderemo la splendida prestazione dei tre cori impegnati
nello spettacolo, quello dell'Opera di Sofia, dell'Opera di Vienna e il
Konzertchor di Salisburgo che, insieme ai Berliner Philarmoniker hanno
contribuito al grande successo dello spettacolo.



 

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