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Salzburg, 3 April 1985
Karajan's Carmen, sumptuous,
but already seen
The nineteenth Easter Festival: In spite of grave illness tormenting him,
Herbert von Karajan is on stage again supported by the firm desire to lead
this performance, conceived and guided with such passion, to the end of the
twentieth year. A renewal of Don Carlo is already planned for 1986. This
year, however, an edition of Carmen was proposed again; scenes by Gunter
Schneider-Siemssen, costumes by George Wakhevitch and Magda Gstrein,
choreography by Jose de Udaeta. The pressing necessity of economy showed
itself in Salzburg too. For the first time the Easter performance inaugurated
in July the Summer Festival, lending the latter an air of novelty.
Reconciled with the Berliner Philarmoniker after a real threat of rupture
last year, Karajan brought them to Salzburg again, and on the flexibility of
this prodigious orchestra he founded a light and transparent execution,
tending often to have a subtle chamber effect.
The weight of a big symphony orchestra never showed itself, except few
moments measured out with parsimony. Without reducing the number of
instruments, Karajan and the Berliner Philarmoniker were able to lighten the
sound, enter the spirit of the comic opera and at the same time maintain the
potential to saturate if necessary, in great explosions of
"fortissimo", the acoustics of the ample Salzburg theater.
So it was a brilliant "Carmen", sumptuous thanks to variety of
colors lavished by the conductor Karajan, who, even though he cultivated the
ideal of lightness, was very careful not to backdate the opera by executing
it in the dry manner of Rossini, what we usually hear. On the contrary, he rendered it all colors
of the eighteenth century and hedonism of its reflections, inseparable from
the great dramatic effect of this music.
The lyric and the tragic of this opera were highlighted by diverse and
contrasting colors. The part of Micaela, almost always unbearable, has never
vibrated with such authenticity and expression before. The duet from the fourth
act could not be more threatening with its fatal predestination of the final
catastrophe. Fortunately Karajan disposed of two singers who did their best
in the parts of protagonists.
Agnes Baltsa, already heard in this role three years ago at La Scala,
portrays a young, nervous and agile Carmen. She has the determination to
liberate the personage from the old but ingrained clich of verist
interpretation. Some exaggeration in gestures and manner of recitation that
was there in Milan now completely disappeared; the personage created by
Baltsa with a refined vocal technique and great musicianship received
well-deserved storms of applause.
Tenor Jose Carreras beside her offers a very strong performance. His Don
Jose, free from melodramatic conventionalities, is youthful, dashing and
spontaneous.
Jose van Dam's performance of Escamillo was excellent as for vocal quality,
and yet it lacked the cockiness characteristic for this personage. Clothed in
a simple black suit in the second act, he rather resembled a good-natured
prelate, than a vain dandy who bursts into Carmen's live and brings her to
the final catastrophe.
Praiseworthy were Janet Perry (Micaela), Graciela de Gyldenfeldt (Frasquita),
Jane Berbi (Mercedes), and Alexander Malta (Zuniga) who completed the cast.
The performance did not offer any other surprises with Schneider-Siemssen's a
little banal scenery and correct and functional movements imparted to the
actors by Karajan's direction.
In the second act no one expected a disputable appearance of the Ballet
Espaol de Madrid, which came to Lillas Pastias tavern to perform a number
of folk dances. Neither was expected the ballet, again very annoying, to
Bizet's music, tacked by the choreographer at the beginning of the last act,
entrusted to dancers of the Salzburg Landestheater.
The public received the performance with much ovation, directed first of all
to protagonists, but also to the orchestra and the three choirs: that of the
Vienna opera, the Salzburger Konzertchor and the Tolzer Knabenchor consisting
of children's voices.
Paolo Gallarati
Salisburgo 3 aprile 1985
CARMEN DI KARAJAN, SONTUOSA MA GIA' VISTA
Diciannovesima edizione del festival di Pasqua: nonostante la grava malattia
che lo tormenta, Herbert von Karajan ancora sul podio, sorretto dalla ferma
volont di portare questa manifestazione da lui ideata e guidata con tanta
passione, al compimento del ventesimo anno. Per il 1986 gi prevista la
ripresa del Don Carlo; quest'anno invece stata riproposta una edizione di Carmen
con le scene di Gunter Sneider-Siemssen, i costumi di George Wakhevitch e
Magda Gstrein , la coreografia di Jos de Udaeta: le impellenti necessit del
risparmio si fanno sentire, evidentemente, anche a Salisburgo, dove per la
prima volta lo spettacolo del festival pasquale servir a luglio per
l'inaugurazione di quello estivo, sottraendo a quest'ultimo qualche motivo di
novit.
Fatta la pace con i Filarmonici di Berlino, dopo la reale minaccia di rottura
dell'anno scorso, Karajan se li di nuovo portati a Salisburgo e sulle
capacit trasformistiche di questa orchestra prodigiosa ha fondato una
esecuzione leggera, trasparente, tesa sovente ad una sottigliezza cameristica
di effetti.
Mai, se non in pochi momenti dosati con parsimonia, si avvertiva il peso
della grande orchestra sinfonica: senza ridurre il numero degli strumenti
Karajan e i Filarmonici di Berlino riescono ad alleggerire il suono, entrando
cos nello spirito dell'opra-comique e insieme mantenendo risorse di di
potenza tali da saturare quando necessario, nelle grandi esplosioni dei
"fortissimo", l'acustica dell'ampio teatro di Salisburgo.
Una Carmen brillante, quindi, ma insieme sontuosa per la variet dei coloriti
profusa dal direttore. Karajan, infatti, pur coltivando l'ideale della leggerezza,
si guarda bene dal retrodatare l'opera, eseguendola con secchezza rossiniana
come avviene talvolta di sentire. Rende, al contrario, tutta la variet della
tavolozza ottocentesca e l'edonismo di suoi riflessi, inscindibile dal
significato drammatico di questa musica.
Ne rimangono avvantaggiati in tal modo, sia l'aspetto lirico, sia quello
tragico dell'opera, evidenziati con colori diversi e contrastanti. Mai
sentita la parte, quasi sempre insopportabile, di Micaela, vibrare con tanta
autenticit di espressione; n il duetto del quarto atto si potrebbe
immaginare pi minaccioso nella sua fatalistica predestinazione alla
catastrofe conclusiva. Fortunatamente Karajan disponeva di due cantanti che
nelle parti dei protagonisti hanno dato il meglio di s.
Agnes Baltsa gi ascoltata in questo ruolo alla Scala tre anni fa, disegna
una Carmen giovane, nervosa e scattante, sempre pi decisa a liberare il
personaggio dal clich della vecchia ma radicata interpretazione verista.
Alcune esagerazioni nel modo di gestire e di recitare riscontrate a Milano
sono ora completamente sparite, e il personaggio creato dalla Baltsa con una
tecnica vocale raffinata e grande musicalit ha giustamente attirato su di s
un uragano di applausi.
Accanto a lei il tenore Jos Carreras ha offerto una prestazione in
crescendo: anch'egli disegna un Don Jos libero da convenzionalismi
melodrammatici, pieno di slancio giovanile e di immediatezza.
Vocalmente stata pure di grande livello l'interpretazione di Escamillo
fornita da Jos Van Dam, al quale manca tuttavia la spavaladeria necessaria
alla caratterizzazione del personaggio. Vestito, nel secondo atto, in un
dimesso abito nero, sembrava un bonario prelato pi che il fatuo bellimbusto
che irrompe nella vita di Carmen portandola alla catastrofe finale.
Tra gli altri completavano degnamente il cast Janet Perry (Micaela), Graciela
de Gyldenfeldt (Frasquita), Jane Berbi (Mercedes), Alexander Malta (Zuniga).
Lo spettacolo non ha offerto alcuna sorpresa nella collaudata normalit delle
scene un po' banali di Schneider-Siemssen e nei movimenti corretti e
funzionali impressi agli attori dalla regia dello stesso Karajan.
Piuttosto nessuno si aspettava, nel secondo atto, il discutibile ingresso del
Ballet Espanol de Madrid che venuto nell'osteria di Lillas Pastia ad
esibirsi in un numero di danza folkloristica, n il balletto, ancora pi
fastidioso, che sulla musica di Bizet il coreografo ha imbastito all'inizio
dell'ultimo atto, affidandolo ai danzatori del Landestheather di Salisburgo.
Ma non certo per queste concessioni alla platea che lo spettacolo stato accolto con molte ovazioni,
indirizzate soprattutto ai protagonisti dell'esecuzione musicale, ma anche
all'orchestra e ai tre cori impiegati: quello dell'Opera di Vienna, il
Salzburger Konzertchor e il Tolzer Knabenchor, formato da voci bianche.
Paolo Gallarati.
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